venerdì 29 febbraio 2008

L'imprenditore è mobile

Ecco.
Mi sono sistemato.
Una bella sedia un bel mouse un bel piccì. Popio popio sistemato bene.
Ma forse non è questo che intendevano.
Però, insomma, passi una vita con il sud alle calcagna che non ti molla. E quando incontro qualcuno di giù il busillibus salta sempre fuori.
"Ti sei sistemato?"
Ecco. No, perché io avrei due-tre domande in proposito.
Tipo: q
ual è il momento in cui puoi definirti sistemato? Dopo un contratto a tempo indeterminato? Una casa? Un automobile? Un cane? Il Nintendo Wii?
Io ho una casa. In affitto.
Ho degli amici. Nessuno è di questa città, molti se ne vanno o se ne andranno con pochi saluti e molte speranze.
Il Nintendo Wii non ce l'ho.
Peccato.
Ho un lavoro. Precario.
Cazzo sono precario.
Uno studia studia studia e poi ti chiedono:
"Per chi lavori?"
"In proprio"
"E quand'è che ti sistemi?"
Ecco appunto. Rimango stupito quando mi accorgo che l'imprenditore è il primo precario in assoluto.
Poi penso al passato, a una vita fatta di momenti precari e mai assoluti.
Gli amori precari.
Le uscite part-time.
Le chiacchierate "call centered".
Le partite di calcio precarie, precarissime: dieci minuti di pausa obbligatori ogni volta che scattava l'allarme di una macchina casualmente presa a pallonate.
Penso al passato, e non mi viene in mente niente, nessuna, nessunissima cosa che sia durata per un periodo sufficientemente lungo da potersi chiamare "un bel po'".
Sarà dovuta a questa la mia faccia interrogativa quando mi chiedono: "Ma ti sei sistemato"?

domenica 17 febbraio 2008

La storia senza senso - 2

Dopo lo spettacolo al Bidone mi sono rimasti tanti pezzi tagliati o scartati. Questo è uno di quelli lì:

"Non erano queste le frasi che volevo scrivere, erano altre; solo che nel frattempo avranno cambiato forma, o colore. Lo so che è una cosa strana, e ho solo la mia parola contro la vostra.
Non ricordo più quale fosse la frase che volevo scrivere, ma sono sicuro che fosse solo mia, e di nessun altro.
Era una frase che indicava qualcosa, ecco poniamo il fatto che indicasse l’America; poniamo questo caso assurdo; l’America dentro la mia frase. E io ce l’avevo in mano, i suoi sogni dentro i miei sogni, ma poi sarà successo qualcosa, forse l’America non è sempre l’America, forse una frase può essere molto di più o molto di meno dell’America, e così l’ho dimenticata.
Allora finisco per scrivere una storia che non ha più senso.
E voi sarete gli unici testimoni che quella cosa io l’ho persa, e scriverò ancora, e ancora, almeno finché non l’avrò trovata, almeno finché non mi convincerò di averla trovata, almeno finché non dimenticherò che la stavo cercando."

martedì 12 febbraio 2008

Sicula-mente


Ecco, quando lo dico io non mi credete, che l'Italia è un'altra cosa.

sabato 2 febbraio 2008