giovedì 9 ottobre 2008

Nascita, morte e miracolo in 48 ore: prima parte

Scendi dall'aereo e sei tornato nella Vecchia città.
I rumori arrivano all'orecchio ovattati, protetti da un invisibile strato di cotone. Ti sembra di tornare dentro il pancione della mamma, anche se non puoi esserne proprio sicuro.
Tutte le cose viventi e non viventi sembra che conoscano bene questo senso di "ovattamento", quindi non ti stupisci se le persone, anziché camminare, poggiano delicatamente i piedi per terra, senza una direzione precisa, con l'unico obiettivo di poggiare un piede davanti all'altro, uno dopo l'altro; insomma è così che si cammina, qualcuno gli avrà detto.
Anche il sole ti arriva con calma, riesci a vedere il percorso dei suoi raggi fino a colpirti in pieno volto, non è una luce facile da gestire per te che non sei più abituato, forse è così che ci si sente quando si nasce.
Ti senti dentro un film dalla pellicola invecchiata, in un passato che hai letto su un libro di storia. Cammini, e nemmeno tu hai una direzione precisa, cammini perché pensi sia bello camminare in posto così, un piede davanti all'altro, uno dopo l'altro; "eccomi nel film" pensi, "che bello" - pensi - "questa è la vita".

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