sabato 26 gennaio 2008

La storia senza senso

Tra meno di una settimana il video girato al bidone.
Intanto per quelli che non c'erano, ecco un breve estratto della serata.

"Questa storia non ha senso.

Senti Francesco io questo spettacolo non lo volevo fare. È inutile che mi dici sempre che devo solo correggere due o tre minchiatelle qua e là e poi è perfetto, perché non è vero.
Tanto la gente prima o poi scoprirà che i racconti ce li scrive il Papa, capisco che non lo fanno parlare alla Sapienza, ma almeno al Bidone.

E tanto il Papa prima o poi scoprirà che gli cambiamo tutti i testi di nascosto.

Francesco, ho la brutta sensazione che tra il pubblico si possa nascondere qualche spia. Adesso non ti girare subito, però quello in seconda fila sulla destra potrebbe essere un cardinale che mi sembra di aver già visto.

Francesco, mentre ti scrivo queste righe sto cucinando la pasta tonno wurstel e panna che tanto ti piace, che lo sappiamo che ci tieni a rimanere leggero prima dello spettacolo. Ebbene, sappi che questa volta, (F. faccia sorpresa) al posto del wurstel, Francesco, ho messo il cavolfiore che avevi comprato (F. si mette le mani in faccia). Questo per farti capire a che livello sono arrivato.

Francesco…

Francesco…

Francesco!!!

F. Eh! Che c’è!

L. ma come cazzo lo finisco sto racconto……………………!"

venerdì 18 gennaio 2008

Né Fonzie né Fonzies


Devo scrivere scrivere scrivere.
Giovedì prossimo c’è la serata al Bidone, ho detto yeah a CiccioBrutto, tutto sfavillante manco una rockstar, ma in fin dei conti non sono Fonzie né Fonzies, non sono un idolo americano, non ho il chiodo e ho un crampo alle dita se alzo i pollici.
Cerco cerco cerco, non c’è mattina in cui mi sveglio e penso che avrei potuto scrivere, che scemo penso, allora mi metto al computer, apro word e mi dico che potrei navigare un po’, allora navigo navigo navigo e finisco per dimenticare che avrei dovuto scrivere, così vado di là, prendo le Fonzies e cerco di sollevare con forza i pollici.
Non ci riesco, sorrido e mi lecco le dita, godo solo a metà però, mi metto a teorizzare: un dito non godi tanto, due dita così così, cinque dita già cominciamo a ragionare.
Torno su internet, i tasti impiastricciati di formaggio, un tasto non godi tanto, ma nemmeno cinque, vado su Ebay e per la quinta volta sto per comprare un accessorio per il pc che vorrei, faccio tutto il percorso per l’acquisto, poi alla fine quando manca un tasto per completare l’operazione ci ripenso e chiudo tutto.
E mi stupisce che nessuno saprà mai che per cinque volte sono stato a un passo dal contattare il mio non-venditore di Ebay, mi stupisce quante volte ho sbagliato proprio alla fine di una sequenza e sono tornato indietro e non ho più preso quella strada.
Mi stupisce la voglia di assaggiare un mondo inesplorato ma la continua necessità di stare a guardare dalla posizione originaria, e di osservare così, in punta di piedi, e poi tornare indietro come se ciò che ho visto fosse già bastato, soddisfatto per non aver perso l’equilibrio, per essere tornato in un mondo dove tutto mi è più familiare.
Forse tornerò di nuovo, mio caro non-venditore di Ebay, stai in guardia e aspettami a qualunque ora del giorno, tanto io torno, io torno sempre ad affacciarmi, a osservare che le cose siano ancora lì come li avevo lasciate, e a stupirmi quando un oggetto è stato acquistato da Gennaro di Napoli; bravo Gennaro, hai comprato anche tu un pacchetto di Fonzies su Ebay giusto per provare l’ebbrezza di sporgerti un po’ dal tuo mondo e fare una cosa su cui non hai pieno controllo.
Adesso alza i pollici, caro Gennaro, e dì yeah cinque volte, che una non godi tanto, ma cinque ti dà la spinta necessaria per entrare nel locale e cominciare il tuo show.
Vi aspetto giovedì, 24 gennaio al Bidone, Vicolo della Scala 11, Roma.

martedì 8 gennaio 2008

Super Mario Bros è sottopagato


Te lo vedi spuntare da lontano, tutto saltellante, coi baffi che non allungano mai.
Con la salopettina blu su maglia rossa. Maglia della salute o maglia di lana? Non importa. Ciò che è importante è che laddove c’è Mario Bros c’è una fanciulla da salvare. E quindi laddove c’è una fanciulla da salvare c’è un idraulico.
Un idraulico?
Ma perché Mario Bros fa l’idraulico?
Voglio dire, qual è il motivo che spinge un idraulico a combattere con funghetti e tartarughe e lumache e porcospini? Che lo spinge a saltare su tubi enormi, a rompere mattoni, a schiacciare animali, a cadere in buchi senza fine, a saltare su palle di cannoni, a raccogliere spiccioli d’oro per terra, a diventare grande, piccolo, grande, piccolo… ma che vita di merda fa Super Mario Bros?
Cos’è, sottopagato? E allora perché non fa uno sciopero in piazza come tutti?
Ci vuole poco. Ci vuole poco per arrabbiarsi ragionando sulla vita che fa Super Mario Bros.
Per esempio, quando la principessa Sissi è stata rapita, perché nessuno ha chiamato la polizia? Perché tutti gli abitanti di Marioland sono andati da un idraulico? Io non ci dormo la notte su questo pensiero.
E Mario Bros, quando ha ricevuto la notizia, perché non ha detto “Sti cazzi, ditelo a Luigi?” Invece no. Non si è nemmeno tolto la divisa. Ha indossato il berretto, è andato nell’altra stanza, ha detto “Luigi, ci vediamo al 7° livello, adesso devo andare a salvare la principessa Sissi”, così, come se fosse una cosa normale che un idraulico, a fine giornata, vada a salvare una principessa.
Cosa spinge un uomo a un gesto così estremo.
È forse paura? Coraggio? La Nintendo l’ha incastrato? No.
Finalmente ho capito qual è il segreto di Super Mario Bros.
L’amore.
Ma sì, Mario Bros è un uomo con tanti difetti, lui non si cambia mai e puzza di sudore, però crede nell’amore, e per amore è disposto ad affrontare i più ostici degli animali. Lui li schiaccia, prende i gusci di tartaruga e li tira lontanissimo con una forza che è tipica degli idraulici! Per amore vaga per i campi e raccoglie un fiore e con quel fiore… spara. Per amore.
E poi ancora, cammina e trova una stella! E non appena la prende gli comincia in testa una musica che lui non sa bene da dove viene, ma corre con gli occhi accecati di amore, non vede i nemici, non vede i mattoni, non vede un tubo; ciò che è chiaro è che la quella musica è un grido di aiuto della principessa Sissi! E allora Mario corre, corre e suda, sembra un impasticcato e certo non possiamo garantire sulle sostanze che contiene quella stella, però cazzo se funziona!
E in mezzo a questa corsa forsennata Super Mario Bros trova una coda da furetto e vola.
Perché l’amore è così. Un idraulico che vola.
A Mario lo aspetta un viaggio fatto di 10 – 12 livelli, ma alla fine, come sempre, compie la sua missione. E allora il gioco finisce, salva la principessa Sissi, si abbracciano, si baciano, fanno tutto quello che devono fare facendo attenzione a non avere figli; dopodiché Mario torna a casa, così, senza voler niente in cambio, perché lui ama senza avere la pretesa di cambiare lei; e se lei è ancora indecisa perché non vuole ufficializzare la cosa, che faccia pure. Mario non chiede niente. Lui è semplicemente innamorato. Punto.
Ecco. Io adesso forse non ce l’ho più con lui. Dopo tutto questo ragionamento, anzi, devo dire di esserne un po’ invidioso. Sì: mi piacerebbe essere Super Mario Bros.
Bello, semplice, preciso.
Senza problemi di vestiti da mettersi.
Sicuro sul da farsi: il fiore e spari. La coda e voli. Il fungo e cresci. La stella e corri.
Tutto perfetto.
Io invece non lo so a che livello sono arrivato. Potrei anche essere al primo, o al secondo, ma non ho nessuno che me lo dica. E invece scopro di non essermi mai messo in gioco come ha fatto lui.
Però oggi è diverso. Sì, da oggi cercherò di essere come lui. Anzi, mi basta stare un po’ più attento per scoprire che già sto cominciando a pensare come lui. In fondo la mia principessa Sissi, la tuta da lavoro, i nemici, i problemi coi soldi… sto diventando come lui, di più, io sono lui.
Sì, io sono Super Mario Bros, e anche io ho una missione da compiere, quale che sia questo ancora non lo so, ma di certo questo è un nuovo livello che ho appena completato.

domenica 6 gennaio 2008

Tanto basta


Strano, uno parte, dovrebbe trovare nuove cose, nuove persone, nuovi odori, non è così invece, non sempre, non spesso. Trovi persone che avresti potuto trovare anche lì da dove sei venuto, la stessa forma degli occhi, la stessa calma, lo stesso tono di voce; come se ci fosse un limite alla riproducibilità umana, come se in fin dei conti fosse davvero difficile essere così diversi, unici addirittura; siamo invece tutti uguali, viviamo sulla terra, tanto basta.

Chi non ha paura della vita


E se per caso, un uomo - non certo io - diciamo l'uomo della strada, pensasse a tutte le possibili intersecazioni del proprio destino e quello altrui; se per caso quest'uomo - non io, sia chiaro – si accorgesse quanto sia sarcastica la vita, prima ancora che lui; quante e in quali occasioni avrebbe potuto modificare il proprio destino anche solo lievemente, o piuttosto in modo irreparabile, se solo avesse voluto, o potuto; quante le azioni sbagliate, o che gli erano parse tali, per poi rivelarsi esatte, perfette; se riflettesse alle scelte che lo hanno portato ad essere quello che è ora, e soprattutto qui; a ciò che è stato, a quello che diventerà; a quello che non è, e a quello che lui, volontariamente o inconsapevolmente, ha scelto di non essere; ebbene se quest’uomo – così lontano e distinto dalla mia persona – potesse resistere alla profonda paura che questo pensiero infonde, allora certo sarebbe al mio fianco, e forse anche al mio stesso posto, qui e ora, a faccia in su verso il cielo, con quel sorriso che è proprio di chi non ha paura della vita.

Oltre la strada


Oltre la strada c'è soltanto altra strada.

Disponibile


Disponibile chi? Anch'io sono disponibile, non lo vado certo a scrivere su un cartellone.
Ma forse no.
Forse è il cartellone ad essere disponibile.
Proprio.
Di sua spontanea volontà.
Che ne so cosa si sarà messo in testa. Magari un giorno, d'un tratto, ha deciso. Certe cose mica le vengono a dire a proprio a me. Magari avrà pensato: da oggi mi metto all'asta. Sono disponibile, questo è il mio numero. Proprio così. Vedi se tu chiami quel numero? Lui ti risponde. Mica stiamo parlando di un maleducato qualsiasi.
Magari magari è in cerca d'amore. Chi lo può dire.
Tipo che lui non è più disponibile per nessun'altra pubblicità: da adesso in poi solo miss cartellone.
Fico.
E che non gliene vogliano gli attacchini: lui si è piantato lì in segno di protesta finché non la smetteranno di coprirlo sempre di pubblicità.
Quindi questa notte, se avete buon cuore, lasciatelo libero. Giusto un giorno di speranza, vi prego, almeno uno.

sabato 5 gennaio 2008

Unò-duè


Continuo a fissarmi allo specchio, facendo finta di guardare un altro.
Mi giro. Cerco di sbirciare.
Chissà cosa vedono gli altri di me. A parte il buono a nulla, dico: chissà se vedono dell’altro. Qualcosa di buono, ecco.

Mi sembra di non trovare mai niente di ciò che cerco.

Sono disordinato, ecco cosa sono: mi perdo in continuazione.
Mi dimentico, a volte; sopravvivo per un pò, faccio le solite cose, esco, fischietto, finché non mi dico: eccoti qua, ora capisco perché non c'eri. Così mi ritrovo, proprio quando meno me lo aspetto, magari me ne sto lì, in salotto, mi giro,
tac.
Ritrovato me stesso.
Sembrava una sciocchezza, mai stato così difficile.