domenica 5 luglio 2009

Genitori puffosi e dubbi poco amletici



Il tempo passa e ogni tanto capitano serate come questa che metto mano sugli scritti vecchi e recenti.
Li leggo, mi viene un magone e subito sento di dover scrivere qualcosa, devo comunicare a qualcuno che esisto, che sono vivo, che faccio qualcosa, che non sto perdendo tempo.

Allora oggi ho finito un racconto dal titolo "Io, mac Guyver e i cartoni animati" . Lo leggerò il 10 o l'11 luglio in zona Eur con il Martelive (seguiranno indicazioni + specifiche).

Intanto il tempo passa, i contratti di lavoro scadono e io come spesso accade di fronte ad una nuova scelta: andare via o non andare?
Incazzarsi con questo mondo del lavoro così poco lungimirante qui in Italia o provare a cambiarlo?

Beh, mentre mi pongo questi dubbi poco amletici e poco condivisi da coetanei italiani (giovani imprenditori, ndo' state???) vi posto un pezzo del mio nuovo racconto:

"Da piccolo avevo già cominciato a farmi domande e già allora non sapevo le risposte.

Ad esempio: Perché quando quell’anno mi feci un bel ciuffo rosso, non riuscivo a essere fico quanto Mirko di “Kiss me Licia”? Oppure: perché nessuno riusciva a schivare i colpi a rallentatore di Kenshiro?

Insomma dilemmi tardoadolescenziali che si sarebbero presto risolti con una la scoperta delle pippe, e via con una clamorosa svolta della vita.

Ma io no.

Le pippe arrivarono tardi per me, e io allora mi martoriavo soltanto con quelle mentali.

Innamorato dei cartoni animati.

I puffi ti insegnavano un mondo facile: c’era Poeta che faceva il poeta, Contadino che faceva il contadino, Inventore faceva l’inventore… Il bambino che a scuola mi rubava il cestino del pranzo, si chiama Santo, si chiama.
Maledetti genitori puffosi."

E voi che ne pensate?

1 commento:

Cristina ha detto...

Già, la realtà ha dinamiche più complesse rispetto ai cartoni animati o alle serie tv.

Penso che l'esempio di vita da seguire sia quello che ognuno ha in mente e vuole realizzare con passione.